giovedì 24 febbraio 2011

Alcune priorità per la crescita: tagliando con l'accetta.....

Tutti ormai concordano sulla necessità di trovare una "via per la crescita". Purtroppo molto meno chiare sono le proposte formulate dai vari stakeholders.

Provo a sviluppare un semplice ragionamento, che parte da una presa di coscienza del potenziale del nostro sistema industriale.

  • Le cosidette 4A (Agro-limentare, Automazione, Arredo, Abbigliamento) e il Turismo rappresentano parte molto rilevante del PIL italiano;
  • la competitività futura di questi settori è strettamente connessa alla loro forza di mercato e commerciale sui mercati stranieri: soprattutto quelli emergenti;
  • non basterà tuttavia solo una presenza. Su questi mercati è necessario trasmettere un posizionamento affine alle nostre prerogative, fondato su qualità e innovazione.

Per arrivare al "che cosa fare", dobbiamo prendere atto però che esistono - ad oggi - limiti evidenti che rendono difficile la valorizzazione di un posizionamento quale quello precedentemente descritto:

  • Eccessiva frammentazione del sistema industriale e scarsissima presenza distributiva;
  • Livelli di esportazione sui mercati emergenti assolutamente insufficienti;
  • Bassi livelli di investimenti in innovazione.

In questa prospettiva, ovviamente molto semplificata (ma è giusto per il gusto della provocazione), emergono con grande chiarezza alcune delle priorità a cui necessariamente dovremo pensare se vogliamo aspirare a una crescita sostenibile sul fronte industriale del nostro Paese:

  1. Definizione di un nuovo sistema di Promozione internazionale. L'attuale assetto ICE, Camere di Commercio all'Estero, ecc. è troppo frammentato; occorre concentrare gli sforzi e offrire un servizio integrato alle imprese.
  2. Stimolare l'aggregazione di imprese (attraverso incentivazioni fiscali e forme di finanziamento ad hoc) con particolare riferimento a: (i) la creazione di catene distributive in grado di supportare la nostra presenza commerciale all'estero e (ii) il raggiungimento di quelle masse critiche minime che permettono l'attuazione di veri investimenti in innovazione (oltre che in promozione).
  3. Riformare il sistema educativo nella prospettiva di una valorizzazione di quei "mestieri" che hanno fatto grande l'Italia. Faccio riferimento a tutte quelle professionalità tecniche - di carattere artigianale - che ancora oggi sono alla base del successo di molte nostre imprese operanti nelle cosiddette "economie della creatività" e che sono ampiamente trascurate attualmente (pur essendo ancora oggi un'importante fonte del nostro vantaggio competitivo). Un ruolo tutt’altro che secondario dovrà essere giocato da tutti noi, nella rivalutazione anche a livello culturale di questi mestieri, che spesso trovano meno consensi tra le nuove generazioni a causa di stereotipi di sviluppo che fanno vivere l’artigianalità, il mestiere come forme di lavoro poco gratificanti (peraltro, pur a fronte della constatazione che questi mestieri sono gli unici a resistere senza scossoni ai venti di crisi).
  4. Creazione di iniziative per la messa in rete di distretti industriali. la classica dimensione distrettuale non è più sufficiente; servono competenze e portafogli prodotti sempre più ampi sia per quanto riguarda lo sviluppo dell'innovazione che sul fronte dell'attrattività commerciale. Per questo, occorre varare una politica industriale che ragioni in termini di cluster di distretti, e muova l’attenzione dal concetto di distretto industriale, centrato sull’output (tessile, meccanico, ecc.), verso quello di distretto culturale, centrato su tecnologia, innovazione, know-how condiviso e tradizione.

Sono queste semplicissime (e ripeto parziali) riflessioni che fanno capire come non sia così difficile capire che cosa fare. L'ostacolo vero è dato dalla non volontà di scardinare orti di potere e sterili campanilismi territoriale e ideologici. Ma è anche aquesto che servono queste riflessioni, questo nostro sentirci partecipi di un progetto condiviso di crescita: a renderci conto che i nostri problemi, i nostri obiettivi e le nostre potenzialità travalicano i confini angusti di orti e campanili, e che i loro tenutari non possono non accompagnarci nella sfida della vera crescita.

Auguri a tutti di un'Italia migliore!

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